Tecnica di estrazione di una protesi e collocazione di una nuova, a causa di infezioni, collassi o usure.
Questo tipo di intervento chirurgico ha rappresentato indubbiamente un progresso nella Medicina di tutti i tempi. Quando si parla di sostituzione protesica possiamo riferirci ad impianti applicati a livello del ginocchio-anca, ma possono anche riferirsi a quelli di tipo mammario.
In tutti i casi sopra citati la protesi va sostituita in seguito a varie dinamiche, tra cui:
Nel caso della sostituzione di protesi all’anca, l’intervento viene effettuato quando il paziente è affetto da artrosi, artrite reumatoide, trauma, necrosi del femore: condizioni che causano difficoltà di deambulazione fino all’immobilità del soggetto.
Invece, nel caso della sostituzione delle protesi mammarie, l’intervento è previsto quando vi è un’alterazione del profilo mammario in seguito alla contrattura capsulare o per via di una rottura protesica con fuoriuscita del silicone-gel.
In entrambi i casi non esiste una “data di scadenza” della protesi, per questo motivo è sempre opportuno fare un controllo annuale per monitorare lo stato dell'inserto.
Gli impianti agli arti possono fallire per varie ragioni, l’anatomia del paziente e lo stato della protesi verranno valutati al momento della diagnosi in cui il medico specialista consiglierà o meno l’esecuzione dell’intervento chirurgico.
Nel caso degli impianti protesici dell’anca o del ginocchio l’intervento prevede la sostituzione dell’inserto usurato o parte dell’inserto.
Nel caso dell’intervento di protesi mammaria, invece, siamo davanti alla sostituzione della protesi, comprese di capsula e l’inserimento contestuale delle nuove protesi che la paziente sceglie insieme al medico specialista.
Il medico fisserà una data per l’intervento, ma prima di tale data sarà necessario prescrivere diversi accertamenti; ciò servirà a verificare prima dell’intervento la presenza di altri problemi di salute, tra i quali il diabete o l’ipertensione, così da poterli curare preventivamente.
Invece, nel caso della sostituzione mammaria, l’unica preparazione è la prevenzione e un controllo annuale delle protesi mediante ecografia e ogni 5 anni mediante risonanza magnetica.
La degenza operatoria per le protesi mammarie è di solito di 1-2 giorni. L’intervento prevede dei drenaggi, cioè dei piccoli tubicini che vengono rimossi ambulatorialmente dopo 3-5 giorni. La guarigione delle ferite prevede in media una durata di 10-15 giorni. Il risultato della sostituzione è visibile fin da subito.
Nel caso dell’intervento di protesi articolare è prevista la fisioterapia post-operazione che impegnerà il soggetto per almeno 2 o 3 mesi successivi all’intervento.
Esistono alternative alla chirurgia di sostituzione: nel caso delle protesi articolari, una tecnica è chiamata resezione articolare, questo tipo di operazione potrebbe portare a una diminuzione della funzione rispetto alla rimozione.
Un’altra alternativa è conosciuta come fusione articolare, in questo caso il dolore può essere alleviato ma questo comporterà rigidità dell’arto. In ogni caso la maggior parte dei soggetti preferiscono l’intervento si sostituzione.
È da menzionare il fatto che il non intervenire in modalità chirurgica potrebbe danneggiare la qualità dell’osso restante, la porzione di osso “sano” e quindi determinare ugualmente la condizioni per intervenire tramite chirurgia in futuro.
Una diminuzione della mobilità mediante il supporto di bastone, stampelle o deambulatore potrebbe essere metodo per rimandare l’intervento chirurgico.
Nel caso di infezioni e articolazioni infette, si potrebbe inoltre ricorrere agli antibiotici per contrastare i sintomi della malattia.
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